Ho appena appreso una notizia sconvolgente:
le ruspe dell’ alta velocità per Venezia hanno abbattuto la
cascina dove è stato tenuto sequestrato Luigi Rossi di Montelera.
Quasi un minuto di commemorazione per un rudere di cui frega
niente a nessuno.
Evidentemente i giornalisti della la RAI a cui pago una
onerosa tassa per mandare in onda codeste minchiate, evidentemente non hanno
idea di cosa ci sia fuori dalle loro dorate porte.
Forse occorre ricordare a quei signori col culo al caldo,
che per le strade ci sono uomini e donne che muoiono di freddo, affamati,
dimenticati!
Non occorre andare in Africa per vedere i nostri pensionati
che frugano negli scarti dei mercati rionali per recuperare frutta e verdura
ancora commestibile perché la loro pensione non è sufficiente per sopravvivere,
ma ci preoccupiamo di addolorarci perché un rudere che ha ospitato un ricco
che, come i giornalisti se ne fotte dei propri simili in grave disagio ed
indigenza, è stato abbattuto.
Se questa è la svolta culturale che un”solone” della RAI ha
dichiarato di aver varato per il 2013, forse sarebbe stato meglio che se fosse
andato a pescare o al mare, o impiccarsi ad un lampione della luce.
Questo non è servizio pubblico, è uno sfregio alla povertà,
un insulto all’ umanità, uno schiaffo su tutti i volti che chiedono soltanto di
non essere dimenticati.
Ancora una volta, mi vergogno profondamente di essere
italiano, mi vergogno di non avere il coraggio di sparare in faccia a questi
criminali dai colletti bianchi che spesso non conoscono neppure la lingua
italiana, sbagliando verbi ed accenti, storpiando nomi di luoghi e di città e
di catene montuose, dimostrando tutta la loro crassa ignoranza, non ultimo,
osando sprecare il tempo che io gli pago per preparare un servizio su una commemorazione
oscena.
Auguro a tutti costoro un pessimo Natale ed un altrettanto
orrendo 2013, in nome di tutti i soli, di tutti i dimenticati, di tutti coloro
che hanno freddo e fame, di tutti coloro che non hanno più nessuno a cui augurare un Buon Natale.
Con tutto il mio disprezzo
Fabrizio Pizzorni